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Infezione da Salmonella nel suino: fattori di rischio e misure di biosicurezza

Nel suino la salmonellosi si presenta in maniera clinicamente conclamata (infezione sintomatica) oppure come infezione asintomatica. Per quanto riguarda la prima eventualità, si possono manifestare forme enteriche sostenute prevalentemente da S. typhimurium e forme setticemiche sostenute da S. choleraesuis. La forma enterica può svilupparsi in modo acuto o cronico. La forma acuta, che colpisce in prevalenza l’intestino tenue, è caratterizzata da grave diarrea catarrale-emorragica. La forma cronica invece colpisce soprattutto il grosso intestino con presenza di muco nelle feci. Le forme setticemiche possono decorrere in modo iperacuto con morte improvvisa o in modo acuto, a volte con sintomi respiratori che precedono quelli enterici. Molto frequentemente però le infezioni da Salmonella nel suino decorrono in modo del tutto asintomatico. Sia nelle infezioni sintomatiche che asintomatiche, i soggetti colpiti possono diventare portatori persistenti ed escretori intermittenti di Salmonella, a causa della sua sopravvivenza nell’intestino e nel sistema linfatico del suino, il quale in situazioni di stress con abbassamento delle difese immunitarie, riprende l’eliminazione fecale di Salmonella, diffondendola nell’ambiente. Sono anche frequenti infezioni miste con Lawsonia intracellularis (ileite) e/o Brachyspira hyodysenteriae (diarrea rossa), in questi casi le manifestazioni cliniche e più in generale le ripercussioni sull’allevamento sono solitamente più gravi. Sia nel caso delle forme setticemiche sia nel caso di quelle enteriche, è importante la diagnosi differenziale. Infatti, talvolta le forme di salmonellosi setticemica vengono confuse con infezioni quali la PRRS o la pleuropolmonite, mentre le forme enteriche acute vengono confuse con altre enteriti del suino, quali la colibacillosi.

Figura 1: Modalità di trasmissione di Salmonella; tratta dalla presentazione della Dr.ssa Emanuela Pileri (Technical Manager Italia di Ceva) tenuta presso il Gruppo Veterinario Suinicolo il 17.04.2020

Fattori di rischio e misure di biosicurezza

L’alimentazione rappresenta uno dei principali fattori di rischio per l’introduzione di Salmonella in allevamento, così come l’acqua di abbeverata. È possibile che i mangimi siano contaminati già all’arrivo in azienda, oppure che la contaminazione avvenga nell’allevamento stesso, durante lo stoccaggio. Salmonella può contaminare l’alimento a partire dalle materie prime, oppure durante il processo di produzione, trasporto, conservazione, distribuzione e somministrazione. L’alimento è quindi necessario che provenga da fornitori certificati e venga stoccato e distribuito in modo da evitarne la contaminazione (es. evitando che sia raggiungibile da ratti, piccioni etc. e mantenendo pulite le linee di distribuzione del mangime).

L’impiego di acqua di abbeverata contaminata è responsabile di una percentuale significativa di casi di salmonellosi clinica in allevamento o del rilevamento di positività nei suini macellati. La contaminazione può avvenire prima dell’ingresso in allevamento e le recenti manifestazioni climatiche estreme con periodi di siccità alternati a periodi con precipitazioni intense sono un fattore di rischio in tal senso. Oppure la contaminazione può avvenire all’interno dell’allevamento, all’interno di eventuali cisterne o più frequentemente lungo le linee di distribuzione dell’acqua.
Un altro fattore di rischio è rappresentato dall’ingresso all’interno dell’allevamento di suini portatori asintomatici, che di fronte a situazioni stressanti, riprendono l’escrezione fecale di Salmonella. La prima azione a cui è necessario porre attenzione è quindi l’introduzione di suini negativi e sarebbe quindi fortemente raccomandato effettuare l’acquisto di soli suini certificati Salmonella-free.

Anche gli uccelli, i roditori, ed altri animali, compresi gli insetti, quali mosche e scarafaggi, possono rappresentare la causa dell’ingresso e/o della diffusione della Salmonella in allevamento. Per questo motivo nei piani di biosicurezza aziendali vanno compresi anche i protocolli di derattizzazione, possibilmente l’installazione di reti anti-uccello e i programmi di controllo degli insetti, in particolare delle mosche.

Gli operatori stessi possono essere fonte di diffusione: mani sporche, indumenti e scarpe imbrattati ed in generale il mancato rispetto delle norme di biosicurezza, aumentano il rischio di diffusione di Salmonella. Per evitare di fungere da vettore di Salmonella, il personale addetto deve rispettare delle procedure per garantire la biosicurezza, indossando indumenti puliti, i quali devono essere utilizzati esclusivamente all’interno dell’allevamento, impedendo così il possibile ingresso dall’esterno di Salmonella. Deve infatti essere presente negli allevamenti una zona filtro, nel quale l’operatore si deve cambiare gli indumenti, oltre a fare la doccia o perlomeno lavarsi le mani, prima di entrare nell’area di stabulazione degli animali (area pulita).

Anche le operazioni di pulizia e disinfezione dei locali di stabulazione eseguite in modo errato o insoddisfacente rappresentano un fattore di rischio. Infatti, il mancato utilizzo di acqua ad alta pressione e/o di detergenti impedisce la rimozione completa del materiale fecale e causa anche l’inattivazione parziale del disinfettante applicato successivamente. Oppure, l’utilizzo di un disinfettante a una concentrazione sbagliata o applicato su superfici ancora bagnate, che lo diluiscono, o non rispettando i tempi di contatto, comporta una sanificazione incompleta. Le operazioni di sanificazione devono essere poi rivolte anche a tutte le attrezzature entrate in contatto con gli animali, come le scope, le assi per la movimentazione e gli attrezzi utilizzati per la rimozione delle feci. Infine, durante le operazioni di pulizia e disinfezione dei locali di stabulazione, anche i dispositivi come gli abbeveratoi e le mangiatoie devono essere completamente puliti e sanificati.
Una fonte di rischio estremamente importante per l’introduzione in allevamento di Salmonella è rappresentata dai veicoli, quali quelli adibiti al trasporto dei suini, e non solo. L’allevamento deve essere provvisto di un impianto fisso per la pulizia e disinfezione dei veicoli che provvede, tramite l’erogazione di una soluzione disinfettante, a sanificare tutti i mezzi di trasporto in ingresso, oppure, in alternativa, perlomeno di un attacco dell’acqua a cui collegare una lancia a pressione con cui lavare le ruote e le parti basse del mezzo e poi di una pompa con cui spruzzare successivamente il disinfettante.

Quindi quali sono le misure di contrasto? Ne parliamo nella seconda parte dell’articolo.